Quella volta che Buffet perdeva 2,6 milioni di dollari!
Forse non tutti conoscono Warren Buffet.
Questo è quanto riporta Wikipedia: “è un imprenditore ed economista statunitense, soprannominato l’oracolo di Omaha. È considerato il più grande value investor di sempre. Nel 2008, secondo la rivista Forbes, è stato l’uomo più ricco del mondo, mentre nel 2015, con un patrimonio stimato di 72,7 miliardi di dollari, sarebbe il terzo uomo più ricco del mondo, dopo Bill Gates e Carlos Slim Helú, e il quarantesimo uomo più ricco di tutti i tempi. Buffett è chiamato “l’oracolo di Omaha” oppure “il mago di Omaha”, per la sua sorprendente abilità negli investimenti finanziari.”
Ebbene, nel 1973 fece un investimento in un gruppo editoriale americano, il Washington Post Company, da 10,6 milioni di dollari ( si proprio 10.600.000 $ che corrispondono a circa 56.000.000 di dollari dei giorni nostri); un anno dopo a causa del crollo dei mercati il suo investimento era passato da 10,6 a 8 milioni di dollari, una perdita di 2,6 milioni di dollari pari al 25% quindi!
Pensate che l’Oracolo di Omaha abbia venduto perché il titolo era sceso? Buffett ama dire:
Le grandi opportunità d’investimento si manifestano quando aziende eccellenti si trovano in circostanze inusuali che provocano il deprezzamento delle loro azioni
Buffet mantenne la posizione e nel giro di tre anni il valore del suo investimento superò il prezzo di acquisto.
A questo punto pensate che abbia deciso di vendere ringraziando di aver ottenuto nuovamente il capitale investito?
Niente affatto! Buffett continuò a mantenere l’investimento e nel 2013 il gruppo editoriale confluì nella società Graham Holding ed il Washington Post venne venduto al fondatore di Amazon Jeff Bezos, l’investimento sul bilancio di Berkshire Hathaway (la società di Buffett) garantì una plusvalenza di circa 1.100 milioni (si hai letto bene 1,1 miliardi di guadagno) di dollari con un ritorno medio del 12,3% annuo!
Ringrazio il blog Warren Buffet Italia per il post dal quale ho preso spunto per scrivere questo articolo. Chi è interessato a leggere l’articolo originale clicchi qui